Marchese Piero Bargagli
LA VISIONE DEL MARCHESE BARGAGLI
(di Giancarlo Andreanini)
Sono i primi anni ’60 quelli noti in Italia come “anni formidabili”, dove gli addetti all’industria hanno già superato da un paio d’anni gli addetti all’agricoltura, nella quale vi sono aree molto avanzate, al passo con il più impetuoso sviluppo industriale europeo, ed aree estremamente arretrate, non ancora raggiunte dal benessere.
La rapida urbanizzazione e le condizioni dello sfruttamento industriale originano fenomeni di degradazione e di emarginazione; la corsa all’accumulo di beni di consumo impone sacrifici pesanti per operai e contadini.
La vita quotidiana è profondamente modificata dalla presenza di nuovi beni come gli elettrodomestici, che facilitano l’esistenza, creando nuove esigenze e nuovi comportamenti.
La produzione in serie di automobili contribuisce in modo determinante al miracolo economico e cambia notevolmente le abitudini dei cittadini, che sono sì più agevolati nel trasporto, ma che si imbattono in problemi come il traffico sempre più voluminoso, i parcheggi introvabili, la benzina sempre più cara e l’aria sempre più inquinata.
Sono proprio queste problematiche che spingono un uomo con grande estro ed intelligenza, il Marchese Pier Girolamo Bargagli Bardi Bandini, a trovare una soluzione innovativa che possa risolvere i nascenti problemi e soddisfare il suo ego eccentrico. Esso, da buon liberale, anche se non molto fortunato nelle sue per altro tiepide battaglie elettorali, aveva buone conoscenze nella Roma d’élite, dove in genere viveva ed aveva qualche cospicuo interesse.
Forse in certi ambienti ne intravedeva l’affare o più probabilmente sentiva il fascino dell’azzardo. Ma non era un arrivista, il Marchese era un signore, uno di quelli che indossano sempre la cravatta e che hanno stile ed eleganza da vendere, un uomo, ironico e sarcastico in modo particolare, talvolta malinconico, profondamente toscano, quasi contadino, ma in modo ricercato.
Amava le donne e qualche invidioso poteva dire che le amava con esagerazione, ma che la sua fosse sincera passione seppure apprezzasse più il sapore e la vista anziché il profumo era certo. Corteggiava in modo discreto qualsiasi donna capitasse a tiro come fosse quasi una missione, probabilmente più che le donne amava il gioco della seduzione.
E fu così che si comportò anche con Narciso Cristiani, motorista toscano, seducendolo con la sua idea innovativa e strabiliante.
Sono i primi anni ’60 quelli noti in Italia come “anni formidabili”, dove gli addetti all’industria hanno già superato da un paio d’anni gli addetti all’agricoltura, nella quale vi sono aree molto avanzate, al passo con il più impetuoso sviluppo industriale europeo, ed aree estremamente arretrate, non ancora raggiunte dal benessere.
La rapida urbanizzazione e le condizioni dello sfruttamento industriale originano fenomeni di degradazione e di emarginazione; la corsa all’accumulo di beni di consumo impone sacrifici pesanti per operai e contadini.
La vita quotidiana è profondamente modificata dalla presenza di nuovi beni come gli elettrodomestici, che facilitano l’esistenza, creando nuove esigenze e nuovi comportamenti.
La produzione in serie di automobili contribuisce in modo determinante al miracolo economico e cambia notevolmente le abitudini dei cittadini, che sono sì più agevolati nel trasporto, ma che si imbattono in problemi come il traffico sempre più voluminoso, i parcheggi introvabili, la benzina sempre più cara e l’aria sempre più inquinata.
Sono proprio queste problematiche che spingono un uomo con grande estro ed intelligenza, il Marchese Pier Girolamo Bargagli Bardi Bandini, a trovare una soluzione innovativa che possa risolvere i nascenti problemi e soddisfare il suo ego eccentrico. Esso, da buon liberale, anche se non molto fortunato nelle sue per altro tiepide battaglie elettorali, aveva buone conoscenze nella Roma d’élite, dove in genere viveva ed aveva qualche cospicuo interesse.
Forse in certi ambienti ne intravedeva l’affare o più probabilmente sentiva il fascino dell’azzardo. Ma non era un arrivista, il Marchese era un signore, uno di quelli che indossano sempre la cravatta e che hanno stile ed eleganza da vendere, un uomo, ironico e sarcastico in modo particolare, talvolta malinconico, profondamente toscano, quasi contadino, ma in modo ricercato.
Amava le donne e qualche invidioso poteva dire che le amava con esagerazione, ma che la sua fosse sincera passione seppure apprezzasse più il sapore e la vista anziché il profumo era certo. Corteggiava in modo discreto qualsiasi donna capitasse a tiro come fosse quasi una missione, probabilmente più che le donne amava il gioco della seduzione.
E fu così che si comportò anche con Narciso Cristiani, motorista toscano, seducendolo con la sua idea innovativa e strabiliante.